Disperato dopo la morte della madre, il giovane Orfeo medita di lanciarsi dalle terrazze del Duomo di Milano, quando tra le guglie gli appare un misterioso personaggio, abbigliato all'antica, forse il diavolo stesso. L'astuto Tentatore, che sembra rispondere al nome di Monsieur des Oiseaux, offre un balsamo alla sua sofferenza: potrà tornare indietro nel tempo, a prima che la madre nascesse, per essere spettatore della sua intera vita. Orfeo si ritrova così nel 1892, in quella Milano piccola e civile, «rimpicciolita entro la cerchia dei Navigli, resa al quieto traffico delle carrozze e dei primi tram elettrici», che tanto ammirava. È il paradiso, questo? O piuttosto una sua parodia? Alimentato da un lacerante dolore personale, Orfeo in paradiso fonde elementi topici della letteratura universale - il mito del divino cantore che tenta di riscattare la vita dell'amata defunta, il patto faustiano - con l'urgenza di un'inchiesta metafisica su Dio, sul male, sul dolore, in una felice, originalissima trama romanzesca ambientata nella Milano umbertina, tra i cannoni di Bava Beccaris e Caporetto.