Il successo della filosofia di Seneca non può stupire chi riesca a cogliere le inquietanti analogie tra il nostro tempo e l'epoca neroniana, nella quale l'autore visse e, per ordine dell'imperatore stesso, morì: un'età di corruzione, di superficialità, popolata di schiavi dell'apparire e del possedere, governata dalla ricerca dell'eccesso e della popolarità a ogni costo. D'altra parte, la lettura integrale delle opere morali senecane permette di apprezzare e conoscere da vicino il mondo interiore ed esteriore con il quale il filosofo si confronta: scene di vita quotidiana, osservazioni estemporanee, richiami ai grandi rappresentanti del mos maiorum sono spunti per brevi riflessioni o approfondite indagini filosofiche incentrate sull'uomo, sulla sua felicità e sulla sua liberà: argomenti così rilevanti per ognuno da richiedere, secondo Seneca, un preciso impegno di chiarezza e comprensibilità che rende questi testi tutt'oggi fruibili con grande soddisfazione e non troppa fatica. Non a caso i generi letterari privilegiati dall'autore sono l'epistola (A Lucilio), il dialogo (La Provvidenza, La fermezza del saggio, L'Ira, La felicità, La vita ritirata, La tranquillità dell'animo, la brevità della vita), la consolazione (A Marcia e A Polibio, per la perdita di una persona cara); (Alla madre Elvia, per l'esilio del figlio): generi che consentono un colloquio franco, immediato, vivace, con gli interlocutori e con se stessi