«Per quanto io ritenga sia importante testimoniare il lavoro fatto da me e dalla mia associazione, questo libro vuole essere soprattutto il mio testamento culturale. Un lascito alle future generazioni con l'auspicio che possa costituire seme e campo da cui chi desidera potrà partire per proseguire sulla via della ricerca.»
Non c'è dubbio che Vandana Shiva sia una personalità tra le più straordinarie del nostro tempo. Nata in India, la terra dei maestri, è cresciuta in quella che lei definisce una "scuola verde", in un rapporto quasi simbiotico con le piante, gli animali, la natura in tutta la sua grandezza. Fin da bambina ha imparato così che anche il più piccolo seme racchiude dentro di sé la complessa meraviglia della vita stessa. Ed è per questo che, per lei, diventare la più nota attivista per l'ambiente non è stata una scelta dettata da un'improvvisa presa di coscienza, ma il risultato di un processo naturale e inevitabile. Dopo la laurea in Fisica, nel 1987 fonda quella che non è solo un'iniziativa ambientalista, ma una missione di vita e una vera e propria rivoluzione: Navdanya, letteralmente "nove semi", un'organizzazione nata per difendere la sovranità alimentare, la biodiversità, ma non solo. Perché attraverso la propria opera, Vandana promuove anche l'empowerment femminile, la lotta alla povertà, la difesa delle tradizioni in nome di un'ecologia sociale che si oppone a un progresso distruttivo e senza scrupoli.
Quella di Vandana Shiva è una storia incredibile, che l'ha portata a girare il mondo per parlare di fronte alle più alte cariche mondiali, nelle assemblee più autorevoli, così come a stare in mezzo agli umili, a chi la terra la lavora con le proprie mani. Una storia che Vandana ha deciso di raccontare per la prima volta in questo libro, che lei stessa definisce un testamento spirituale: un dono per le nuove generazioni, unica vera speranza per il futuro del pianeta.