Louis Sullivan fu uno degli architetti più importanti a cavallo tra il XIX e il XX secolo. Il suo lavoro più noto fu realizzato a Chicago come parte dello studio Adler and Sullivan, ma progettò anche edifici molto apprezzati in città come Philadelphia, St. Louis e Buffalo. È stato definito sia il “padre del grattacielo” che il “padre del modernismo”, oltre a essere il creatore della celebre massima “la forma segue la funzione”. Operando nel crogiolo ribollente del progresso che fu la Chicago del dopoguerra (dopo il grande incendio), Sullivan mise in pratica quella massima celebre—l’“idea” della sua autobiografia—creando forme e grammatiche per i nuovi tipi di edifici a più piani, resi possibili dalla tecnica allora appena inventata della costruzione con struttura in acciaio. Ma, contrariamente all'impressione di minimalismo spoglio che il movimento Bauhaus di metà secolo avrebbe in seguito attribuito alla formula “form follows function”, gli edifici di Sullivan erano spesso riccamente decorati, ornati da motivi organici, in stile Beaux-Arts e Art Nouveau, che impreziosivano le loro facciate finemente progettate. Questo libro, la sua autobiografia, fu commissionato dalla rivista dell’American Institute of Architects. Sullivan accettò l’incarico anche a causa delle difficoltà finanziarie che incontrò negli ultimi anni della sua vita; fu pubblicato inizialmente a puntate e poi, nel 1922, in volume. Sullivan morì appena due anni dopo. Il racconto è scritto in terza persona e, per i suoi primi tre quarti, tratta l’infanzia, la formazione e i primi apprendistati di Sullivan, in uno stile letterario così elegante da far pensare che fosse uno scrittore di professione più che un architetto. Nulla viene detto della sua vita personale adulta e, sorprendentemente, quasi nessuno spazio è dedicato ai singoli edifici da lui progettati. Dopo aver descritto brevemente l'inizio della sua leggendaria collaborazione con Dankmar Adler, conclude il libro con una descrizione abbreviata della progettazione della famosa Esposizione Colombiana Mondiale del 1893 a Chicago—in cui fu costruito, in pochi anni, un campus monumentale di quasi 700 acri di edifici bianchi in stile Beaux-Arts, guadagnando a Chicago il soprannome di “Città Bianca”—per poi immergersi in una riflessione filosofica sulla sua teoria della forma che segue la funzione.