Che si tratti di una visita al cimitero di Mosca, dove Esenin e Tupolev riposano vicini, oppure di una manifestazione in ricordo di Jan Palach repressa dalla polizia, o di un fatto di cronaca nera, o di un viaggio negli Stati Esauditi d’America, o della morte della moglie, o ancora dei ricordi della grande stagione culturale praghese negli anni Sessanta; tutto passa nella magica macchina della poesia di Hrabal che trasforma ogni cosa in racconto e in meraviglia, in una scrittura eccezionalmente “libera” che riesce a fondere assieme sogni e realtà, aneddoti e filosofia, attualità drammatica e fantasia. L’uragano di novembre ha vinto il Premio Mondello nel 1992.