Nelle oscure pieghe del destino umano, Eschilo, maestro indiscusso della tragedia greca, ci conduce attraverso le tormentate vicende di "Coefore", seconda parte dell'Orestea. La scena si apre su un dramma avvolto nell’ombra del passato, dove le emanazioni della vendetta e del dolore si intrecciano in un tessuto denso di atroci memorie. Al centro di quest'opera si erge Oreste, figlio di Agamennone, il cui ritorno dall'esilio si colora di conflitti interiori e del peso dell'inevitabilità. Il ragazzo riscopre i legami di sangue infranti e le ingiustizie perpetrate nel nome di una giustizia divina che sembra, talvolta, sfuggire alla ragione umana. L’eco del passato risuona nel presente, mentre il ciclo della vendetta si avvicina a un inevitabile epilogo. Coefore non è solo l’illustrazione di una vendetta: è un’ode alla complessità delle relazioni umane, un’appassionante riflessione sul tema della responsabilità e del libero arbitrio, un viaggio nell'anima tormentata di un eroe costretto a fare i conti con le proprie origini.